16 marzo 2025 Gen 15,5-12.17-18 Sal 26 Fil 3,17- 4,1 Lc 9,28-36 SALI' SUL MONTE A PREGARE La liturgia, ogni anno, in tutti e tre i cicli liturgici A, B e C, dopo il deserto della prima domenica detta delle tentazioni, ci presenta il Tabor nella seconda domenica, in esso il mistero del Figlio si rivela a noi in tutta la sua luce. Quest’anno accostiamo la versione della Trasfigurazione di Luca che accentua la dimensione della preghiera di Gesù che vive, in essa, un faccia a faccia radicale col Padre, accogliendo con pienezza da Lui, la propria identità di Figlio. Mentre in Matteo, infatti, il Tabor è un nuovo Sinai, e Gesù un nuovo Mosè che, nel Discorso della montagna, dona la Legge nuova, e in Marco la Trasfigurazione è l’epifania gloriosa del Messia nascosto, paradosso dell’inviato di Dio umiliato e respinto dagli uomini. Per Luca il Tabor, in primo luogo, è la testimonianza della preghiera di Gesù. Luca specifica due volte il tema: “Gesù … salì sul monte a pregare. Mentre pregava” (vv.28-29). Quella che si manifesta qui è la gloria del Figlio che si manifesta in quello spazio particolare in cui Gesù può vivere più radicalmente la sua vera relazione col Padre, ossia la preghiera, ed una preghiera ardente, profonda e trasformante … Se nella prima domenica di Quaresima il passaggio quaresimale-pasquale dalla schiavitù servile alla libertà dei figli di Dio (tema centrale di tutta la Quaresima) era operato attraverso l’ascolto della Parola di Dio oggi, nella seconda domenica, esso passa attraverso la mediazione della preghiera, assieme all’ascolto della Parola dimensione costitutiva dell’esistenza credente. È infatti la preghiera lo spazio di mediazione che consente di dialogare con Dio, come Gesù con il Padre suo. Al di là delle varie accentuazioni la Trasfigurazione è sempre al centro della narrazione dei Vangeli: collocata dopo la confessione di Pietro ed insieme al primo annuncio della passione, risposta di Dio alla confessione dell'apostolo, e cardine della narrazione evangelica che, da lì si orienta velocemente verso la passione. La Chiesa antica riteneva addirittura che il Tabor precedesse la passione di quaranta giorni, e la festa liturgica della Trasfigurazione si celebra in agosto, quaranta giorni prima del 14 settembre, festa della Esaltazione della Croce. Si spiega così come nel tempo quaresimale, preparazione alla Settimana Santa possa essere proposto questo testo così glorioso… Per i primi ebrei divenuti discepoli del Signore Gesù, inoltre, questa pagina era una grande rassicurazione di fronte alle accuse con cui venivano presi di mira dai (con-) fratelli ebrei che li accusavano d’aver abbandonato Mosè e l’alleanza antica. Più di ogni altro discorso era il ricordo della Trasfigurazione che rassicurava gli ebrei credenti in Gesù che Mosè ed Elia, cioè tutte le Scritture, erano perfettamente d’accordo con Gesù e con il suo esodo a Gerusalemme. Proprio quell’esodo, anzi, rappresentava il vero e misterioso anello di continuità fra Torah, Profeti, Scritti e l’Evangelo. Proprio la pagina della Trasfigurazione smentisce, e smaltisce, in modo radicale le tossine d’una presunta incompatibilità, come quelle del superamento sostitutivo della Seconda rispetto alla Prima alleanza. Questo non è sempre così chiaro neppure oggi. Al centro della Trasfigurazione sta la continuità dei due testamenti. Come dice S. Paolo: Tutto ciò che è stato scritto prima di noi è stato scritto per nostra istruzione perché in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una sola voce rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo (Rom.15,4-6). La Chiesa confessa l’unità integrale dell’economia della salvezza che si dipana nelle tappe storiche dell’Unica Alleanza da Abramo a Mosè, a Davide, ai profeti, ai sapienti, fino a Gesù ed alla Chiesa di Pietro, Giacomo e Giovanni. La Trasfigurazione confessa l’inseparabilità di Gesù da Mosè e da Elia, senza di loro non conosciamo nemmeno Gesù. La parola finale non è continuità/discontinuità.… ma trasfigurazione: in essa lo scandalo della croce che redime la morte è il misterioso anello di congiunzione (non di separazione!), fra la carne mortale ed il corpo glorioso. Siamo chiamati ad imparare a leggere tutta la nostra avventura cristiana, con la categoria della Trasfigurazione per interpretare con essa la nostra storia e le nostre lotte. La Trasfigurazione è la sorte della Chiesa, il destino dell’umanità, mistero che definisce il senso della nostra esistenza operosa di oggi e domani. Il fatto che in quaresima ci venga presentata la Trasfigurazione ci dice che (dopo la purificazione dell’ascesi) essa è l’altra faccia della penitenza tipica di questo tempo. Non solo ma che è anche quella più importante, a cui credere fermamente, senza abbassare il livello…. Per continuare la riflessione -Dovremmo oggi, in quaresima, chiederci ma quali sono le cose che veramente ci trasfigurano? Ma noi desideriamo e ci lasciamo trasfigurare da qualcosa? Da cosa? Quali realtà riescono a trasformare il nostro cuore, rendendoci più vicini al Figlio di Dio? -Che cosa riesce a rendere più trasparente e luminosa la nostra vita, conforme a quella di Gesù? -Evidentemente questo può operarlo solo l’agire misterioso di Dio, che noi accogliamo nell’ascolto attento della Parola, nella preghiera, e nella sequela… Ci crediamo?