20 aprile 2025 QUATTRO PERLE CHE IL TRIDUO CI LASCIA IN DONO... In questa santa messa vorrei raccogliere, come in uno scrigno prezioso da custodire gelosamente, quattro perle che mi pare d’aver incontrato quest’anno durante la preziosissima celebrazione del Santo Triduo Pasquale. La prima perla l’abbiamo incontrata il Giovedì Santo quando, riflettendo sull’ultima cena, su Gesù che amò i suoi sino alla fine… abbiamo scoperto (non senza sorpresa) che la verità è più semplice e anche più profonda di quanto non immaginiamo. Infatti, un po' tutti siamo toccati dal dubbio di dover fare chissà che cosa … (…. cambiare il mondo? Rifare tutto? Assumere speranze impossibili? Darci regole drastiche?). Il Giovedì Santo ci ha insegnato come la realtà sia invece più semplice. Abbiamo ascoltato infatti che Gesù, giunta la sua ora, fece la cosa più semplice “amò i suoi sino alla fine”. Con una parola avrebbe potuto creare un mondo nuovo… Invece si limita a lavare i piedi ai suoi discepoli. Dobbiamo sempre ri-apprendere quanto l’amore sia una realtà feriale, di poche parole. L’amore, quello vissuto con umiltà, senza attese di grandi cose, curvando la schiena, è ciò che rimane, non è solo un ricordo (che può perdersi) né solo un sentimento (che può cambiare), ma ciò che Dio è, perché Dio è amore; per questo l’amore, se autentico, ha un’efficacia che può cambiare la vita, anche se nascosto in un silenzio senza pretese. L’amore è ciò che rimane quando non abbiamo altri mezzi Esso è una viva Presenza in noi e quando, vivendolo, lo generiamo, tra noi. Esso è viva, umile, silenziosa, presenza. La seconda perla l’abbiamo incontrata nella solenne liturgia del Venerdì Santo contemplando il mistero del Cristo “sospeso” sulla croce. Attraverso il corpo di Cristo crocifisso sospeso sulla croce ci siamo confrontati sulle tante volte in cui anche noi ci troviamo ad essere sospesi alle nostre perdite, fallimenti, ansie, angosce, alle nostre mancanze e povertà, ai nostri lutti, come alle nostre rabbie, frustrazioni, invidie e dipendenze… Gridiamo anche noi a Dio, in quei momenti, “Dio mio perché mi hai abbandonato?” Quante volte mi è accaduto, quest’anno di gridarlo? La seconda perla è proprio la presenza di Gesù che nella croce, come primo ed ultimo, Alfa ed Omega, sente già nel suo corpo e nel suo animo tutto il dolore e l’angoscia che noi avremmo sperimentato, e continuiamo a sperimentare in tutta la storia. Ripeto la seconda perla è Gesù che non scappa e non fugge, ma si arrende, rimane appeso e sospeso fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo grido, preludio di una nuova vita che tutti attendiamo! La terza perla è quella del Sabato Santo in cui abbiamo contemplato il Cristo crocifisso sepolto in un sepolcro nuovo, mai usato! Forse anche questo ha un senso. In quella tomba non c’era solo il profumo degli aromi di mirra e aloe. Il profumo è un lievito che sale, solleva e si solleva, è qualcosa di aereo e spirituale. Attorno alla morte di Cristo aleggia questo profumo, il suo corpo non si decompone ma profuma preannunciando già una vita nuova. Inoltre, nel giardino, che richiamava l’Eden, la tomba, il sepolcro erano nuovi, mai usati. Se la morte di Cristo deve essere il punto di riferimento ormai di ogni morte e di tutte le morti era necessario che il sepolcro fosse nuovo! In questo sepolcro vi è una verginità che richiama quella di Maria: come il corpo di Cristo poteva e doveva essere accolto nel grembo di una vergine, così il suo corpo crocifisso e morto doveva essere accolto in un sepolcro vergine. Come a dire che in questa morte, ed in questa sepoltura c’era già una resurrezione, si stava già compiendo qualcosa, non visibile, ma già presente. Come a dirci che la risurrezione non è qualcosa che viene solamente dopo, quando si rende visibile e tangibile, ma era già presente nella morte. Ecco, quindi, la terza perla nel momento in cui moriamo già possiamo assaporare qualcosa della vita che vivremo, nelle morti e nella morte che sperimentiamo possiamo essere certi della vita che vivremo. Questa terza perla c’invitava a domandarci quanto i nostri dolori, ed i nostri sepolcri fossero davvero verginali, e nuovi, aperti alla speranza d’una vita nuova che viene.. La quarta ed ultima perla mi pare possiamo trovarla nei vangeli della Resurrezione nell’annotazione, comune a tutti gli evangeli, del recarsi delle donne al sepolcro di buon mattino, prima ancora dell’aurora. Le donne vanno al sepolcro prima ancora del sorgere del sole: non indugiano, vanno a rendere l’ultimo omaggio al loro Signore appena possibile. Ecco la quarta perla è la vigilanza, una bellissima vigilanza! Le donne trovano la tomba vuota e uomini in vesti sfolgoranti, ma Gesù non appare loro.. E’ vero, noi sappiamo che Gesù dopo la risurrezione appare più volte ai discepoli, ma non si fermò con loro ed a volte anche i discepoli avevano difficoltà a riconoscerlo. Come a dire che la risurrezione non è un evento evidente, manifesto, facile da riconoscere e comprendere. Esso è un mistero che richiede attenzione, pazienza, e fatica per essere sperimentato e compreso…. Uno sforzo di pazienza: la tomba era vuota, ed immaginiamo lo sconcerto e le domande adesso che faremo? Uno sforzo di fede: gli apostoli non credono alle donne, anche Pietro fa fatica, ma nella sua poca fede corre al sepolcro… Ecco la quarta perla: il mistero della Risurrezione per essere accolto e penetrato richiede la comunione vera e partecipe alla sua morte, al dono della sua vita, al suo amore che dona se stesso, che dona tutto se stesso, anche la sua vita. Lo dice anche S. Paolo ”se siamo stati completamente uniti a Lui con una morte simile alla sua lo saremo anche con la sua resurrezione” Come a dire che se vogliamo credere al mistero pasquale della Risurrezione con una fede che ci renda davvero partecipi della sua Resurrezione occorre partecipare alla sua morte. Morte e risurrezione sono le due gambe sulle quali cammina e corre la nostra unione e comunione con Lui, il nostro amore ed il suo amore, la sua presenza e la nostra risposta. Per avere chiara coscienza della Risurrezione di Cristo, occorre viverla, e sarà solo nello Spirito Santo che anche noi comunicheremo alla sua morte, imparando a vivere la nostra morte, ed alla sua vita, imparando a vivere di essa… Senza lo Spirito Santo la risurrezione di Cristo sarebbe solo un evento esterno a noi, nello Spirito diviene invece la nostra stessa vita e risurrezione!
PASQUA DI RESURREZIONE