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Comunità OFM Convento Eremo S. Felice - Cologna Veneta (VR)

Eremo San Felice

II Domenica di Pasqua Anno C

2025-05-02 05:45

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Riflessioni,

II Domenica di Pasqua Anno C

27 aprile 2025


At 5,12-16   Sal 117   Ap 1,9-11.12-13.17-19   Gv 20,19-31


APRI LE PORTE AL DONO DELLA PACE! 



Completiamo oggi, con la domenica in Albis, “l’ottava di Pasqua” gli otto giorni, cioè, che partono la domenica di Pasqua e terminano oggi. In essi la liturgia ci ha fatto leggere le varie testimonianze della Risurrezione tramandate dagli evangeli. Nella chiesa antica i neofiti che durante la veglia pasquale avevano ricevuto il battesimo, deponevano l’abito bianco ricevuto, per inserirsi a pieno titolo nella vita ecclesiale ordinaria. 


La prima cosa da dirci oggi è come la fede pasquale, la fede, cioè, nella Risurrezione non sia affatto facile, ma impegnativa perché richiede paziente ascolto della Parola, preghiera, conversione personale, e tutto un lavorio interiore della nostra coscienza che ci permetta di entrare, per pura grazia, sempre più in contatto col mistero glorioso della morte e risurrezione di nostro Signore. Proviamo, ad esempio, a leggere alcuni frammenti del brano di S. Giovanni che la liturgia ci offre quest’oggi.  


Il primo è il saluto del Risorto ai discepoli “Pace a voi”. Il fatto che sia ripetuto ci parla non solo di quanto Gesù ci tenesse che i discepoli avessero pace, ma anche la fatica ad accoglierla dei discepoli… Tutti desideriamo la pace, la fine dei tormenti e delle nostre ansie… chi di noi non lo desidera? Come mai allora il Risorto deve ripetere alcune volte il suo saluto? Pare quasi i discepoli abbiano una specie di resistenza a quel dono.  


Una spiegazione sta forse nel fatto che il Risorto dona la sua pace, una pace, cioè, che non coincideva con la loro. La logica di Cristo è sempre diversa dalla nostra. Negli evangeli ne troviamo esempi continui: chi cerca la sua vita deve perderla, chi vuole essere primo deve essere l’ultimo, e via dicendo…. Analogamente ricevere la sua pace non vuol dire non avere più affanni! Probabilmente ci viene detto qui di non confondere la pace con l’inerzia, o l’assenza di difficoltà, fatiche, incomprensioni. La pace vera, che dona il Cristo, passare prima attraverso una lotta cruenta con noi stessi.  


Per questo, forse, i discepoli, storditi ed in ansia come sono devono ascoltare il saluto di pace più volte prima di riuscire a sintonizzarsi davvero…. Non c’è pace vera in noi se prima non abbiamo sperimentato dentro di noi il vuoto…. È l’esperienza fatta dai discepoli che hanno visto morire Cristo. Con la sua morte erano morte anche le speranze che lui aveva acceso nei loro cuori durante gli anni di discepolato. È nel vuoto di questo sgomento e stordimento che arrivava ora, inatteso, quel saluto “Pace a voi. Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi…”  


Forse proprio qui scopriamo un importante segreto: è nel venire mandati a donare pace che giungiamo anche noi a sperimentare pace! La pace la troviamo infatti non nell’inerzia e nella quiete ma nel ricevere un mandato, una missione “Come io do la pace a voi, anche voi datela agli altri, portatela al mondo…” Ripeto la pace che il Cristo dona non è quella dell’inerzia, ma quella che deriva da una missione ricevuta…. 


Oltre al tema della pace sono colpito oggi anche dal tema delle porte chiuse…. “Erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei” (v.19) la porta chiusa è simbolo di paura. Anche noi, e le nostre comunità, stiamo spesso a porte chiuse. Il cenacolo, simbolo del cuore, da luogo in cui Gesù nell’ultima cena consegnò la sua vita, è invece, in questi vespri del sabato, divenuto un luogo chiuso, abitato dalla paura. Ma se il cenacolo è simbolo del nostro cuore, S. Giovanni ci dice di fare attenzione perché spesso esso, quanto è abitato dalla paura, rimane chiuso agli altri ed alla presenza di Cristo!  


Viene a questo punto, anche abbastanza spontaneo ricordare Giovanni Paolo II nel discorso programmatico del suo pontificato “Aprite le porte a Cristo! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!” il suo pontificato dimostrò come quel semplice programma fosse in grado di cambiare molte cose. Apriamo dunque le porte a Cristo, spalanchiamo al Risorto ed alla sua luminosa presenza le porte della nostra anima! 


Il Risorto non si ferma davanti alle porte chiuse dei nostri cuori: desidera riappropriarsi del posto centrale che gli spetta sia nei nostri cuori individuali, sia nel cuore delle nostre comunità. Ahimè, tanto spesso invece noi permettiamo che quel luogo centrale, in noi stessi, e nelle comunità, venga occupato da altre presenze diverse! 


Chiediamoci al termine: in quali condizioni sono le porte del nostro cuore? Chiuse per paura? Aperte? Socchiuse?



Comunità OFM Convento Eremo S. Felice - Cologna Veneta (VR)