25 maggio 2025 VI INSEGNERA' OGNI COSA Verso la conclusione del Tempo Pasquale la liturgia ci riconduce, attraverso il Vangelo di Giovanni, a rivisitare i momenti che precedettero la passione, morte e risurrezione di Gesù. Con questo scorcio conclusivo del capitolo 14 di San Giovanni sia ricondotti nel Cenacolo e quasi al cuore degli smarrimenti e delle fatiche di credere che incontriamo quotidianamente…. Il tempo pasquale ci ha messi davanti alla presenza ed alla luce del Risorto, ma noi invece sperimentiamo, nel concreto della vita, paure, lontananza di Dio, angoscia… Era quello il clima emotivo in cui l’ultima cena era ambientata. Di Giovanni 14 passano oggi nella liturgia alcune promesse meravigliose. La prima è al v.23 “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Con queste parole Gesù ci dice che la vita cristiana è una vita che scorre nell’intimità di Dio, in cui Dio è l’ospite interiore. La comunione eucaristica ha il compito di rafforzare, e manifestare questa dimora divina in noi. Siamo consapevoli che noi non siamo mai soli, e che in noi abita sempre Dio sicché noi siamo sua dimora? Inoltre, questa inabitazione divina ci richiede una docilità ed una disponibilità tali da imprimere una svolta alla nostra vita. La seconda promessa è al v. 26 “Il Paraclito vi insegnerà ogni cosa”. Essa riguarda la venuta dello Spirito Santo chiamato Paraclito o Consolatore che donerà incoraggiamento ai discepoli strappandoli dalla solitudine provocata dalla partenza di Gesù. Lo Spirito ha il potere di penetrare nei cuori dei discepoli, donando loro conforto. Gesù dice che “V’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che vi ho detto” (v.26) ha infatti il compito di ricordare ma soprattutto di far interiorizzare le parole di Gesù. Se durante il loro cammino discepolare essi ascoltavano il Maestro spesso senza comprenderlo, lo Spirito ora avrebbe dato loro comprensione e conoscenza interiore dell’insegnamento di Gesù! Legato a questo è anche il tema del gusto spirituale: l’uomo naturale, psichico, apprezza i beni ed i vantaggi materiali (i valori naturali, le comodità, le cose belle…) ma non altrettanto i valori ed i beni spirituali (la preghiera, la fede, l’ascolto della Parola di Dio, la carità autentica, l’accettazione paziente delle prove, l’unione a Dio…). Ci vuole l’azione dello Spirito Santo per riuscire ad apprezzare queste cose! Lo Spirito Santo plasma lo spirito dell’uomo rendendolo sensibile ai valori spirituali, ed alla volontà di Dio che si esprime in essi. Una terza promessa lasciata da Gesù in questo brano la troviamo al v.27a “Vi lascio la pace, vi do la mia pace...” La pace è un dono spirituale del Risorto, un dono tutto interiore, non da identificare con l’assenza di conflitti, ma piuttosto con la riconciliazione operata da Gesù per mezzo della sua Pasqua. La pace è il nostro accordo con Dio, è un suo dono che “Supera ogni intelligenza” (Fil 4,7). Non è dunque, banalmente, la pace che dà il mondo (fragile, esteriore) ma una realtà profonda e durevole, capace di reggere anche nelle circostanze avverse. Collegata a questa promessa troviamo anche l’esortazione successiva: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore...” (v.27b) come a dire “Non demoralizzatevi, non siate pessimisti, non diventate disfattisti”. Gesù ci assicura che è stato tolto di mezzo il muro dell’inimicizia sollevato da Satana, per cui adesso nel cuore dell’uomo non c’è spazio per altro se non per lo shalom, la eirene, la pace, che è quella forza divina d’amore che ha sconfitto l’odio, il male, la guerra, la distruzione, la violenza, la morte. È vero, vado via, ma mentre parto sto già tornando a voi, perché dunque vi demoralizzate, vi turbate e vi lasciate prendere dalla paura? La pace che vi lascio ormai è una realtà stabile, sicura, duratura, essa è segno e sacramento di una mia presenza in mezzo a voi ormai stabile e definitiva… Pertanto, non solo sarete in pace ma anche vi rallegrerete…” Non c’è solo la promessa della pace, della serenità, ma anche della gioia, vi rallegrerete! Quindi Gesù non augura solo un cuore sereno, ma anche che vive nella gioia, e questa gioia deriva dal fatto che Gesù sta aprendo loro la strada che li porta al Padre, cioè “Se mi amaste vi rallegrereste perché vedendomi andare voi imparereste da me la strada per andare dal Padre … Quando siamo in sintonia con la volontà di Gesù, con il suo cuore, con la sua Parola, godiamo d’una pace profonda, che non può essere turbata. Chi sta col Signore non teme nulla, perché anche le circostanze e le situazioni più negative e difficili divengono per lui occasioni di approfondimento dell’amore, e della pace interiore. Vorrei terminare notando come la liturgia non ci faccia leggere l’ultimo versetto 31 di questo brano che contiene l’esortazione conclusiva di Gesù: “Alzatevi, andiamo via di qui!” (v.31) per la verità poi nessuno si alza ed anzi Gesù continua il suo discorso come prima. Che senso poteva avere allora quell’invito? Penso potremmo forse leggerlo come una sorta d’invito ad alzarci per prendere le distanze dalle tante angosce, ansie, turbamenti, incertezze, paure che formano il tessuto connettivo del nostro presente. Potremmo forse leggerlo come un incoraggiamento a sollevarci e (pur rimanendo nelle nostre situazioni storiche difficili). Infatti pure in mezzo a tante ansie possiamo però vivere con l’anima in quell’altrove d’amore, Agape, interiorità, speranza, insomma in quello Spirito di Gesù che si rende presente e si manifesta misteriosamente nel segreto d’una vita autenticamente unita alla sua…
At 15,1-2.22-29 Sal 66 Ap 21,10-14.22-23 Gv 14,23-29